I calciatori giocano troppe partite: luogo comune o verità? Per certo gli stipendi sono esplosi

I calciatori guadagnano sempre di più e il numero delle partite è rimasto in realtà stabile: i dati parlano chiaro.

Complice il fatto che ad inizio stagione sembrava si infortunassero tutti, complice il fatto che, specie nel calcio, una idea diventa teorema a forza di essere ripetuta (quante volte avete sentito parlare che i giocatori che dribblano sono scomparsi?), si parla del fatto che i calciatori sono troppo sotto pressione, che il calendario è insostenibile, e che aumentano infortuni e rischi fisici.

Si è parlato di stress e si sono paventati scioperi, quando il da poco scomparso Aldo Agroppi ironizzava sul fatto che lo stress fosse un problema più per chi lavora in acciaieria che per i calciatori.

La domanda è lecita, per carità. La risposta però è abbastanza controintuitiva.

Domanda: oggi si gioca più di vent’anni fa? Risposta: i dati dimostrano il contrario, giacché non c’è stato un incremento significativo nel numero di partite per i top club europei. Ad essere esplosi sono invece gli stipendi dei calciatori, cresciuti fino al 300% rispetto al passato. Lo rivela un’analisi condotta da Standard Football, che ha confrontato il numero di partite giocate e gli stipendi lordi degli ultimi vent’anni in undici squadre europee di punta (Real Madrid, Barcellona, Manchester City, Chelsea, Liverpool, PSG, Juventus, Manchester United, Bayern Monaco, Arsenal e Inter) e due club sudamericani (Palmeiras e Flamengo).

Questi club, partecipando costantemente (o quasi) alle competizioni internazionali e superando diversi turni, giocano un numero elevato di partite ogni stagione. Tuttavia, il numero totale di match non è aumentato in modo significativo: una variazione di cinque o sei partite in più o in meno rispetto agli anni precedenti dipende da coppe e risultati, ma non segna una sostanziale tendenza al rialzo.

Le partite sono davvero aumentate? Ecco cosa ci dicono i dati

I risultati dello studio sono sorprendenti. Standard Football afferma: “C’è una forte discrepanza tra l’aumento esponenziale dei salari e il numero stabile di partite stagionali”.

Scendiamo nel pratico:

  • Nel 2003-04, il Real Madrid ha disputato 59 partite con un monte ingaggi di 98 milioni di euro. Nel 2023-24, le partite sono scese a 55, ma il monte ingaggi è salito a 326,95 milioni.
  • Al Chelsea, si è passati da 56,56 milioni di stipendi lordi (per 59 partite) nel 2003-04 a 205 milioni (a fronte di 51 partite giocate) nel 2023-24.
  • Il Manchester United ha visto addirittura quintuplicare il suo monte stipendi (laddove i risultati sul campo hanno visto un trend al ribasso): da 52,52 milioni di euro nel 2003 (55 partite) a 265,2 milioni nel 2023 (52 partite).

Questi numeri rivelano una realtà in netto contrasto con il mito del sovraccarico.

E così non troppo tempo fa l’eminente Wall Street Journal ha ironizzato parlando di calcio europeo come “paradiso marxista”, dove i lavoratori – ossia i calciatori – hanno più potere rispetto al capitale: i salari assorbono la maggior parte degli introiti, con i giocatori e i loro agenti come principali beneficiari.

Situazione diversa si registra in Sud America, dove i calciatori giocano effettivamente più partite rispetto ai colleghi europei senza un corrispettivo aumento dei salari.

E per vedere come sia avvenuta questa evoluzione dei salari, prendiamo nuovamente il Manchester United come esempio emblematico. Nel 2004, Roy Keane guadagnava 12,8 milioni di euro lordi per 48 partite, con una media di 300mila euro a match. Oggi, un giocatore come Casemiro percepisce 21,7 milioni per 30 partite, con una media di 720mila euro a incontro.

Il problema, più che l’aumento dei match (che rappresentano un falso mito), è che un sistema economico del genere tende all’insostenibilità:  sebbene i club abbiano aumentato i loro ricavi, i costi sono cresciuti proporzionalmente. Negli ultimi 15 anni, le prime cinque leghe europee hanno accumulato perdite aggregate e un significativo incremento dell’indebitamento.

Sì, l’intensità di gioco è aumentata, ma sono cresciute anche le rose e il numero di sostituzioni per partita (da tre a cinque a partite, con l’innovazione introdotta in pandemia mantenuta fino ad oggi).

Altro che stress e scioperi…

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