Sonno vendicativo: cos’è la Revenge Bedtime Procrastination e come fermarla per riconquistare il benessere

Rimandi l’ora della nanna per avere tempo libero? È la Revenge Bedtime Procrastination. Scopri cause, effetti sulla salute e 5 strategie pratiche per vincerla.

Quante volte, dopo una giornata stracolma di impegni, vi siete ritrovati a scrollare come ossessi la timeline di un social network, guardare “solo un altro episodio” della serie TV (il binge watching è un altro fenomeno, ne parleremo magari in un’altra occasione) o a cazzeggiare a caso con lo smartphone nel letto, ben sapendo che la sveglia suonerà tra poche ore? Se tutto ciò vi suona familiare, potreste essere incappati in un fenomeno sempre più diffuso: la Revenge Bedtime Procrastination, traducibile come “Procrastinazione Vendicativa del Sonno”.

Ne abbiamo iniziato a sentito parlare durante la pandemia, quando il confine tra casa e ufficio si è fatto labile, ma il fenomeno è ben più radicato nella nostra quotidianità iperconnessa. Per capirne di più e, soprattutto, per trovare soluzioni, esploriamo cause ed effetti di questa abitudine decisamente dannosa.

Cos’è davvero la “Procrastinazione Vendicativa del Sonno”?

Il termine, coniato per la prima volta sui social media cinesi e poi entrato nel lessico psicologico intorno al 2016, descrive una scelta consapevole: sacrificare volontariamente il sonno per ritagliarsi quelle ore di libertà e tempo per sé che il giorno non concede.

La parola “vendetta” è centrale: è un atto di ribellione contro una routine che ci deruba del nostro tempo, una rivolta notturna in cui cerchiamo di riprenderci il controllo. Non è semplice insonnia, ma una decisione attiva, anche se dannosa.

La causa principale non è la mancanza di sonno, ma la mancanza di autonomia durante il giorno. Tra smartworking che si trasforma in “always-on-working”, commissioni, gestione familiare e l’enorme carico di stimoli digitali, le nostre giornate sono una sequenza di doveri. Le passioni, gli hobby, il semplice ozio creativo vengono messi in ultima posizione.

La sera, quando tutto tace, quell’oretta di scroll, di serie TV o di lettura diventa un’oasi di piacere. È l’unico momento in cui nessuno ci chiede nulla. Il problema, come spiegano gli esperti del sonno, è che in questo modo creiamo un pericoloso divario tra l’intenzione di dormire e il comportamento reale, alimentando un circolo vizioso.

Perché fa male alla salute (oltre alla stanchezza del giorno dopo)

I danni vanno ben oltre il classico “sonnolenza diurna”. Una notte ogni tanto non è un problema, ma quando la pratica diventa regolare, il corpo inizia a lanciare segnali importanti:

Squilibrio ormonale: La privazione cronica di sonno interferisce con la produzione di leptina e grelina, gli ormoni che regolano l’appetito, aumentando il desiderio di cibi ipercalorici.

Impatto cognitivo e umore: Diventa più difficile concentrarsi, la memoria fa cilecca e si diventa più irritabili. Studi, come quelli citati dal Journal of Clinical Sleep Medicine, collegano la carenza di sonno a un maggior rischio di sviluppare sintomi ansiosi e depressivi.

Rischio a lungo termine: Il sistema cardiovascolare è sotto stress. La pressione non si abbassa a sufficienza durante la notte, aumentando il rischio a lungo termine di ipertensione e problemi cardiaci. Anche il sistema immunitario ne risente, rendendoci più suscettibili alle infezioni.

5 strategie pratiche per riconquistare la notte (e il benessere)

Come uscire da questa trappola? Serve un piano d’azione che agisca sia sul giorno che sulla notte.

Programma il “tempo per te” come una riunione. Blocca in agenda 30-45 minuti, anche durante il giorno, da dedicare esclusivamente a un’attività piacevole: una passeggiata, leggere, ascoltare musica. Renderlo un appuntamento fisso riduce la necessità di “vendicarti” la notte.

Crea un rituale serale di “disconnessione”. Un’ora prima di dormire, attiva la modalità “Non disturbare” sullo smartphone e allontanalo dalla camera da letto. Sostituisci la luce blu degli schermi con un libro cartaceo, un podcast rilassante o una tisana. Questo segnale dice al tuo cervello che è il momento di staccare la spina (proprio come abbiamo staccato lo smartphone)

Rendi il sonno un piacere, non un obbligo. Investi in un buon materasso, abbassa le luci, diffondi un olio essenziale di lavanda. Più l’ambiente è accogliente, più andare a letto sarà un’esperienza desiderabile, non un dovere.

Spezzetta il tempo libero. Non serve aspettare di avere tre ore libere. Anche 15 minuti di lettura al mattino o durante la pausa pranzo possono “nutrire” il tuo bisogno di autonomia senza caricare di aspettative la sera.

Ascolta i segnali di allarme. Se nonostante questi accorgimenti fai fatica a gestire il ritmo sonno-veglia o percepisci un malessere persistente, rivolgersi a uno specialista del sonno è il passo più saggio e responsabile. (In ogni caso leggere post come questo può essere interessante, ma non sostituisce mai l’aiuto di un professionista).

L’obiettivo non deve essere quello di trasformarsi in un robot che spegne tutto alle 22:00 in punto. È trovare un equilibrio sostenibile, dove il tempo per te non sia più una “vendetta” rubata alla notte, ma una parte integrante e sana della tua giornata.

D’altra parte, permetteteci di scriverlo, se proprio dovessimo vendicarci di qualcosa, dovremmo vendicarci contro il capitalismo che ci costringe a questo tipo di salto mortale per un po’ di relax e di tempo per noi, piuttosto che vendicarci contro noi stessi.

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