Gli edifici di Miami sprofondano fino a 8 cm, ma il problema è ben più diffuso: scopriamo cos’è la subsidenza.
Se Atene piange, Sparta non ride. Se la California piange la distruzione che la sta colpendo, con violenti incendi che ne stanno devastando il territorio (con morti e intere aree rase al suolo dalla forza distruttiva del fuoco), nella costa orientale non se la ridono affatto. (La colpa è sempre del capitalismo, lasciatemelo scrivere).
Miami, la seconda città della Florida, pare stia a poco a poco sprofondando. Tra il 2016 e il 2023, 35 edifici lungo le coste di Miami hanno subito un abbassamento compreso tra 2 e 8 centimetri. Questo dato emerge da uno studio pubblicato su Earth and Space Science. Il fenomeno, noto come subsidenza, è un problema che interessa molte aree urbane del pianeta.
Secondo Manoochehr Shirzaei, geofisico della Virginia Tech, la subsidenza si verifica “quasi ovunque” e rappresenta una minaccia concreta. Questo lento sprofondamento non solo aumenta il rischio di inondazioni, ma può provocare danni strutturali costosi e, in alcuni casi, mortali.
Il peso delle città e il problema delle coste (non solo della Florida)
Le città, a causa del loro peso e dell’eccessiva estrazione di acqua sotterranea, stanno affondando. Questo fenomeno è stato documentato in ogni continente, ma è particolarmente grave nelle aree costiere. Qui, l’innalzamento del livello del mare amplifica i rischi: “Un centimetro di innalzamento del mare e un centimetro di abbassamento hanno lo stesso impatto sul rischio di inondazioni”, spiegano Farzaneh Aziz Zanjani e Falk Amelung, autori dello studio su Miami. Immaginatevi se allo stesso tempo il mare si innalza e le coste si abbassano.
Le città asiatiche, in particolare nell’Asia orientale e meridionale, risultano tra le più vulnerabili, ma anche centri urbani europei, africani, australiani e statunitensi affrontano lo stesso problema. Negli USA, studi condotti dal gruppo di Shirzaei rivelano che città come New York e Baltimora stanno sprofondando di almeno 2 millimetri all’anno, con tassi ancora più elevati lungo la costa del Golfo.
Nonostante sia diffusa, la subsidenza viene spesso trascurata nelle analisi sui rischi legati alle inondazioni. Tuttavia, quando combinata con l’innalzamento del livello del mare, può avere conseguenze drammatiche. Si stima che entro il 2050, negli Stati Uniti, oltre 518.000 persone in più saranno esposte a inondazioni, con danni a proprietà immobiliari per un valore di 109 miliardi di dollari. (Come dicevamo, da un lato il fuoco e dall’altro l’acqua – ed è tutta colpa dell’uomo e del suo scarso rispetto per la natura).
Oltre agli allagamenti, c’è il rischio diretto di crolli. I movimenti disomogenei del terreno sotto un edificio possono causare crepe e danni strutturali che, nel tempo, compromettono la sicurezza dell’intera struttura.
Il crollo della Champlain South Condominium Tower nel 2021 a Surfside, Florida, che causò 98 vittime, ha spinto i ricercatori a indagare se la subsidenza del terreno fosse responsabile. Analizzando i dati satellitari, non sono stati rilevati cedimenti precedenti al disastro, una scoperta sorprendente dato il numero di cantieri nella zona. Gli studi hanno però dimostrato che molti cedimenti sono legati alle vibrazioni provocate dai lavori di costruzione.
Solo la capacità di monitorare gli edifici in tempo reale grazie ai satelliti potrebbe rappresentare una soluzione efficace per prevenire disastri. Sebbene le cause del cedimento siano complesse, l’identificazione precoce dei rischi (che vale un po’ sempre, non solo nel contesto di questi sprofondamenti) è il primo passo verso una risposta concreta e la salvaguardia di vite umane e infrastrutture.