La demenza e i 12 fattori di rischio: anche la personalità ha un suo peso (ecco chi rischia di più)

Studio svela 12 fattori di rischio per la demenza, con un focus su alcuni tratti della personalità. E anche in questo caso la prevenzione è possibile nel 40% dei casi.

Un recente studio condotto dai ricercatori del think tank californiano RAND corporation (nato dall’impulso del ministero della Difesa statunitense) ha individuato 12 fattori che possono influenzare il rischio di sviluppare demenza. Tre di questi sono legati a tratti specifici della personalità.

L’indagine – riportata dal tabloid britannico Daily Mail – ha analizzato la vita di oltre 20.000 persone con più di 50 anni per comprendere quali individui sono più esposti alla demenza. Tra i principali fattori di rischio emersi ci sono l’aver subito un ictus, l’obesità e alcune caratteristiche della personalità.

I ricercatori hanno infatti notato che persone poco orientate agli obiettivi professionali, con un basso livello culturale o di studi e prive di interessi o hobby significativi sembrano più vulnerabili alla malattia. Tuttavia, come sottolineano gli autori, questi tratti di personalità non sono da considerarsi una causa diretta della demenza, ma piuttosto fattori che potrebbero aumentare il rischio. (E che comunque, a ben pensarci, sono tratti modificabili: basta per esempio leggere qualche libro in più, studiare, o appassionarsi a qualcosa).

Cos’è la demenza?

Va ricordato che la demenza è un termine generico per descrivere un gruppo di patologie caratterizzate da declino cognitivo, come perdita di memoria, difficoltà linguistiche e disorientamento spaziale o temporale. Sebbene non esistano cure definitive per la maggior parte delle forme di demenza, è stato dimostrato che circa il 40% dei casi – incluso l’Alzheimer, la forma più comune – può essere prevenuto o ritardato.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si stima che attualmente ci siano 47,5 milioni di persone affette da demenza a livello globale, un numero destinato a salire a 75,6 milioni entro il 2030 e a triplicarsi, raggiungendo i 135,5 milioni, entro il 2050. (Numeri che vanno aumentando con l’aumentare della popolazione mondiale e, ovviamente, con l’invecchiamento della stessa).

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