Il Giappone e altre potenze mondiali puntano all’estrazione di Elio-3 sulla Luna, promettente risorsa energetica del futuro.
Ogni tot di tempo si parla di corsa allo spazio. Stavolta la corsa è legata ad un motivo estremamente terreno: l’accaparramento di risorse energetiche disponibili nel nostro satellite naturale. Ma cos’è questo Elio-3 che abbonda sulla Luna? Andiamo con ordine.
La Luna potrebbe trasformarsi nel centro di una nuova rivoluzione energetica globale. Si stima che il nostro satellite naturale contenga tra uno e tre milioni di tonnellate di Elio-3, un raro gas in grado di alimentare il pianeta dal punto di vista energetico per i prossimi 10.000 anni. Questo prezioso elemento, quasi inesistente sulla Terra (costituisce solo lo 0,0001% dell’elio totale), è custodito nella regolite lunare ed è relativamente accessibile per l’estrazione.
In questa corsa allo spazio, il Giappone si sta ritagliando un ruolo chiave. La compagnia giapponese ispace ha stretto una collaborazione con l’azienda specializzata in estrazione lunare Magna Petra, con l’obiettivo di raccogliere Elio-3 dalla superficie lunare e trasportarlo sulla Terra. Secondo Takeshi Hakamada, CEO e fondatore di ispace, “l’economia cislunare dipenderà da molte risorse importanti oltre all’acqua, ed è fondamentale lavorare per sfruttare queste risorse”.
L’Elio-3 rappresenta un’opportunità unica per il settore energetico: è un combustibile ideale per la fusione nucleare, una fonte di energia praticamente illimitata, che non produce rifiuti radioattivi pericolosi. In questo caso, per altro, è tutto oro quel che luccica (più o meno letteralmente): secondo il Lunar and Planetary Institute, un solo grammo di Elio-3 vale circa 1.400 dollari, il che rende il valore di una tonnellata pari a 1,26 miliardi di dollari. L’intero potenziale delle riserve lunari ammonterebbe quindi a oltre 3.780 miliardi di dollari (cifre che non riusciamo ad immaginare, insomma).
Le aziende coinvolte assicurano che l’estrazione sarà effettuata in modo “non distruttivo e sostenibile” (e anche fosse distruttivo e insostenibile, mica viviamo sulla luna). D’altra parte, il panorama internazionale si complica: Stati Uniti e Cina stanno intensificando i loro piani di esplorazione lunare, alimentando preoccupazioni per una potenziale “corsa all’oro spaziale”. Secondo Joseph Silk, astrofisico della Johns Hopkins University, “si rischia uno scenario da Far West, a causa delle rivalità tra agenzie spaziali e interessi commerciali, con un numero limitato di siti lunari strategici disponibili”.
Il polo sud lunare è attualmente il luogo più ambito: oltre a essere ricco di Elio-3, contiene ghiaccio d’acqua, fondamentale per supportare future missioni umane e stazioni permanenti sulla Luna. Gli Stati Uniti puntano a far atterrare gli astronauti della missione Artemis III nel 2027, mentre la Cina prevede di raggiungere la stessa area entro il 2030.
In questo contesto di competizione e opportunità, l’estrazione lunare rappresenta una frontiera tecnologica e strategica senza precedenti, capace di ridefinire l’accesso globale all’energia. Resta ora da vedere chi sarà il primo a conquistare il “nuovo Eldorado” dello spazio.
Cos’è esattamente l’Elio-3?
L’elio-3 è un isotopo leggero e stabile dell’elio, scoperto nel 1939: si presenta come un elemento primordiale (elemento chimico che esiste nella sua forma attuale da prima della formazione del pianeta) che va fuoriuscendo dalla crosta terrestre nella sua atmosfera e nello spazio esterno nel corso di milioni di anni.
La fusione nucleare che utilizza l’elio-3 è stata a lungo considerata una fonte energetica desiderabile. La fusione di due dei suoi atomi sarebbe aneutronica e cioè non rilascerebbe la pericolosa radiazione della fusione tradizionale né richiederebbe temperature molto più elevate, sebbene il processo potrebbe inevitabilmente creare altre reazioni che a loro volta causerebbero la radioattività del materiale circostante.