Vivere a Roma è forse un privilegio, ma comunque la si metta costa davvero caro; presi dalla routine quotidiana, che si rivela un incastro di impegni e di sempre troppo pochi momenti di svago.
Ci troviamo spesso e volentieri a lamentarci dei disagi che nostro malgrado ogni giorno ci opprimono e che sono senza dubbio parte dello scotto che dobbiamo pagare per risiedere in quella che per quasi tutti è la città più bella del mondo.
Tra i disagi di cui sopra, il più insopportabile è senza dubbio il tragitto casa-lavoro, un Calvario al quale bene o male tutti noi dobbiamo sottoporci per portare a casa la pagnotta. A Roma il trasferimento quotidiano da una parte all’altra della città assume dei contorni tragici, sia che si scelgano i tanto vituperati mezzi pubblici oppure che si opti per le due ruote o per l’automobile, croce e delizia della maggior parte degli abitanti della città.
Stando ai dati ufficiali, attraverso Roma ogni giorno si muovono per lavoro più di un milione e mezzo di persone e più della metà di questi lo fa in macchina. Bloccati nel traffico e spesso e volentieri in mostruoso ritardo alcuni sfogano la frustrazione suonando il clacson e imprecando contro gli sventurati che incontrano sul proprio cammino, alcuni altri (i più pericolosi) smanettando sullo smartphone e altri ancora, i più saggi, contemplando il variopinto paesaggio urbano. Proprio a questi ultimi si rivolge questo articolo.
Tantissimi, ben più autorevoli del sottoscritto, hanno decantato la bellezza decadente di Roma e ne hanno descritto gli aspetti talvolta magnifici e scenografici, talvolta nascosti e dolorosi. Io di certo non ho pretese tanto alte, dunque mi limiterò a dare qualche indicazione, elaborata sulla base dell’esperienza e del gusto personali, sui luoghi più interessanti e forse sottovalutati della nostra stanca Capitale.
Viale del Muro Torto, un posto storico
Tornando alla questione traffico cittadino, una delle strade più praticate dagli automobilisti romani è senza dubbio Viale del Muro Torto, che termina a Piazzale Flaminio, un altro snodo fondamentale della complessa mobilità romana. Il nome così singolare del viale si deve ad una scelta della Commissione Consultiva di Toponomastica del Comune di Roma, che nel 1920 rinominò così il tratto della lunga strada che costeggia tutt’oggi buona parte del perimetro delle Mura Aureliane. Il Muro Torto è una parete che esiste da più di venti secoli, posta a delimitazione degli Horti Pinciani e di altre ville gentilizie di età romana tardo-repubblicana, inglobata successivamente, tra il 270 e il 275, nella complessa cinta muraria voluta dall’imperatore Aureliano, ancora oggi quasi totalmente integra in tutto il suo tracciato.
Tra gli innumerevoli accadimenti storici che riguardano questo importante tratto delle mura cittadine uno dei più evocativi e iconici è certamente la battaglia, avvenuta il 12 marzo del 537, tra i Goti di re Vitige e i greci comandati dal generale Belisario, con esito sfavorevole per i primi. Un episodio importantissimo della guerra greco-gotica ha avuto dunque come quinta scenica proprio la parte di Città della quale ci stiamo occupando.
Oggi Viale del Muro Torto divide Villa Borghese, dal 1903 aperta al pubblico, da Villa Medici, invece di proprietà della Repubblica Francese dal 1803 e attraversa il quartiere Pinciano per poi sfociare a Piazzale Flaminio.
Provenendo da est, dunque dal Sottovia Ignazio Guidi, inaugurato in occasione delle Olimpiadi del 1960, sulla sinistra è possibile ammirare alcune costruzioni che sorgono nel giardino di Villa Medici, in particolare due sale adiacenti l’una all’altra che costituiscono lo studiolo cinquecentesco del cardinale Ferdinando I De’ Medici. La sala più grande, affrescata da Jacopo Zucchi, è detta “degli Uccelli”: gli affreschi parietali rappresentano diverse specie di uccelli, tra i quali spicca un tacchino. Si tratta della prima raffigurazione pittorica di una specie animale proveniente dal Nuovo Mondo, da oltreoceano.
Un episodio accadutomi di persona mi ha fatto riflettere sulla possibile veridicità delle leggende che aleggiano su questo tratto delle Mura Aureliane e che attribuiscono alla contrada del “Muro Malo” delle qualità magiche e misteriose, oltreché simboliche. Un sabato mattina prestissimo, intorno alle 6.30, ero, come spesso accade, in macchina per recarmi al lavoro. Da un Viale del Muro torto senza traffico, ho visto, posato sul tetto della Sala degli Uccelli, uno splendido pavone che, come per attirare l’attenzione dei pochi passanti, ha esteso la sua splendida ruota policroma, esaltata dalle prime luci del mattino. Mi piace pensare che quella visione sia stata anche una piccola testimonianza di ciò che Roma può offrire ai suoi abitanti, delle piccole sorprese del tutto inaspettate. Un pavone in carne ed ossa che fa la ruota sul tetto della Sala degli Uccelli – ho pensato- non può essere un fatto del tutto casuale.
Andando ancora avanti verso Piazzale Flaminio, passati sotto Viale delle Magnolie, che collega il belvedere del Pincio alla restante parte di Villa Borghese, di nuovo sulla sinistra si vede una costruzione, oggi in stato di abbandono, ben più moderna dello Studiolo di Villa Medici. Si tratta di un ascensore, in servizio da 1926 al 1959, che consentiva ai passeggeri del tram, appunto soppresso nel 1959, di poter raggiungere agevolmente il Pincio, eliminando l’ostacolo rappresentato dai quindici metri di dislivello tra il Viale e il Parco soprastante.
Ho accennato alle leggende che riguardano il Muro Torto: ai tempi della Roma papalina ai piedi delle Mura venivano seppelliti tutti coloro che non erano ritenuti degni di riposare in terra consacrata. La leggenda vuole che i fantasmi di vagabondi, ladri e prostitute di notte vaghino nelle vicinanze del luogo di sepoltura dei rispettivi corpi. Tra tutti gli sventurati che riposano in questa parte della città antica, ci sono due personalità di notevole importanza, anche mediatica. I carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari, come ricorda la lapide commemorativa che si trova a Piazza del Popolo, vennero giustiziati dal leggendario boia della Roma papalina Mastro Titta e sepolti presso il Muro Torto. Il film del 1969, Nell’anno del Signore, di Luigi Magni, racconta questo particolarissimo fatto storico dell’Italia preunitaria.
Con il ricordo di questo film e del regista, che è forse uno degli autori che meglio hanno raccontato la storia di Roma, concludo questo piccolo excursus su una delle più importanti strade della nostra Città, che spesso attraversiamo distrattamente, assorbiti dalle fatiche della vita quotidiana.