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No, non sono i grassi ad ucciderti: le malattie cardiache sono causate dagli zuccheri (e le industrie hanno influenzato gli studi)

Scandalo scientifico: la lobby dello zucchero ha influenzato per decenni studi sulle malattie cardiache e salute.

Le verità nascoste qualche volta emergono (diamo una speranza ai cospiranoidi del mondo, insomma). Un’indagine della University of California, pubblicata su JAMA Internal Medicine, ha svelato – ormai qualche anno fa (era il 2016) – una lunga manipolazione: per oltre mezzo secolo, la Sugar Research Foundation ha influenzato la scienza sul legame tra zucchero e malattie cardiache, orientando la ricerca a colpevolizzare i grassi saturi. L’obiettivo? Distogliere l’attenzione pubblica dai rischi dello zucchero per la salute cardiovascolare. “Questa manipolazione ha tenuto lo zucchero fuori dal mirino per decenni”, afferma Stanton Glantz, principale autore dello studio.

Secondo quanto riportato dal New York Times, nel 1967 la Sugar Research Foundation, oggi conosciuta come Sugar Association, finanziò con circa 50.000 dollari tre ricercatori di Harvard affinché pubblicassero sul New England Journal of Medicine un articolo che puntava il dito contro i grassi saturi come principali responsabili delle malattie cardiache, assolvendo lo zucchero. Uno di questi studiosi, D. Mark Hegsted, divenne in seguito un’autorità presso il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense, contribuendo nel 1977 alla stesura delle prime linee guida alimentari nazionali.

Sin dai primi anni ‘60, studi emergenti avevano già messo in luce una correlazione tra un elevato consumo di zuccheri e il rischio di malattie cardiache. Tuttavia, nel campo scientifico si fronteggiavano due teorie contrapposte: da una parte quella di Ancel Keys, secondo cui i grassi saturi e il colesterolo erano i veri colpevoli; dall’altra, il nutrizionista britannico John Yudkin sosteneva che fosse principalmente lo zucchero il fattore di rischio. Questa ipotesi minacciava gli interessi economici dell’industria zuccheriera, e così John Hickson, un alto dirigente del settore, pianificò ricerche alternative che minimizzassero i rischi associati allo zucchero.

La strategia adottata, seppur eticamente discutibile, risultò efficace: le ricerche finanziate dall’industria pubblicate su riviste di prestigio ebbero il potere di influenzare l’intero dibattito scientifico. Glantz sottolinea quanto questi documenti siano cruciali per comprendere l’evoluzione della percezione pubblica sui rischi associati allo zucchero e ai grassi saturi, un dibattito tuttora aperto. Per decenni, i consigli di sanità pubblica hanno invitato i cittadini a ridurre i grassi, portando molte persone a scegliere cibi a basso contenuto di grassi ma spesso arricchiti di zuccheri, con un conseguente aumento dell’obesità.

Oggi, la discussione sui grassi saturi rimane centrale nelle linee guida alimentari statunitensi. Tuttavia, negli ultimi anni l’American Heart Association e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno confermato che un eccessivo consumo di zuccheri aggiunti è associato a un aumento del rischio cardiovascolare e di carie. Nel 2022, ad esempio, una revisione su PLOS Medicine ha evidenziato come la lobby dello zucchero abbia tentato di influenzare la ricerca sulle carie, spostando l’attenzione da interventi di riduzione dello zucchero verso l’uso di xilitolo e dentifrici al fluoro.

Per contrastare tali pressioni, l’OMS ha recentemente adottato raccomandazioni più severe: non più del 10% delle calorie giornaliere dovrebbe provenire da zuccheri, con l’indicazione di limitarsi al 5% per maggiori benefici alla salute orale.

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