Moshe Nussbaum, giornalista israeliano affetto da SLA, torna in TV con un avatar, grazie all’Intelligenza Artificiale.
“È la prima volta che mi trovo in studio dopo oltre un anno. Una sensazione strana, ma incredibilmente emozionante”: con queste parole, Moshe Nussbaum, uno dei giornalisti più rispettati di Israele, è tornato sugli schermi televisivi, questa volta sotto forma di avatar.
E per la prima volta (se non la prima, una delle prime) possiamo vedere come l’Intelligenza Artificiale possa avere delle applicazioni estremamente positive e per questa ragione, nonostante i deep fake e la deficienza artificiale che sembra diffondersi di pari passo con l’IA, non bisogna darsi a forme varie di luddismo.
Ma torniamo a noi: dopo aver sospeso le sue apparizioni in televisione a causa della SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), malattia neurodegenerativa progressiva, Nussbaum ha trovato una nuova via per comunicare con il pubblico. La SLA, nota anche come malattia di Lou Gehrig, compromette i neuroni motori, provocando una graduale perdita delle capacità motorie, della parola e, infine, della respirazione – causando la morte di chi ne soffre. Sebbene non esista ancora una cura definitiva, alcuni trattamenti possono rallentare l’avanzamento della malattia e migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Nussbaum, che ha costruito una lunga carriera come esperto di sicurezza e cronaca giudiziaria, aveva rivelato la diagnosi nel 2022 con un messaggio pieno di forza: “Non è ancora il momento di saluti o condoglianze. Sono qui, vivo e attivo, anche se un po’ più lentamente”. Nonostante le crescenti difficoltà nel parlare, il giornalista ha quindi continuato per quasi due anni a informare gli spettatori di Channel 12 (oggi N12), il principale canale televisivo israeliano. Jonathan Pacifici, imprenditore italo-israeliano (nato a Roma ma trasferitosi in Israele a 19 anni), ha spiegato: “In molti altri paesi, Moshe avrebbe abbandonato da tempo. In Israele, però, è andato avanti finché possibile, con il pieno sostegno del pubblico e dell’emittente”.
Ora, grazie alla tecnologia, Nussbaum apparirà in video con un avatar fedele ai suoi tratti distintivi, come il sorriso e le sopracciglia (che, anni fa, furono oggetto di una battuta di Netanyahu – Nussbaum allora aveva scherzato: “Le mie sopracciglia mi mettono sempre nei guai”). E Nussbaum sarà lui in tutto e per tutto, perché sarà lo stesso giornalista a scrivere i testi dei suoi servizi.
Moshe Nussbaum in video grazie all’IA (in barba alla SLA): le reazioni
La scelta di utilizzare un avatar ha suscitato un ampio dibattito online, con posizioni non soltanto positive (dal canto nostro, abbiamo già espresso grande favore qualche riga fa). Molti utenti hanno espresso il nostro stesso supporto: “È un utilizzo straordinario dell’AI” e “Da malato di SLA, trovo questa iniziativa toccante e significativa”. Altri, però, hanno sollevato dubbi, soprattutto sull’uso etico degli avatar nel giornalismo.
Un collega israeliano – Shai Golstein, giornalista di Channel 14 – ha infatti criticato la decisione in un tweet (poi rimosso): “La realtà scompare dalle notizie. L’avatar di Moshe Nussbaum apparirà su N12. E poi? Resusciteremo i giornalisti scomparsi come Roni Daniel?”. Un commento che richiama il famoso reporter israeliano deceduto nel 2021.
La differenza, però, è sostanziale: Moshe Nussbaum è vivo e consapevole dell’uso della tecnologia nei suoi confronti (è lui stesso ad animare il suo avatar, fornendogli i testi) – resuscitare i morti ci porrebbe dinnanzi a ben altri quesiti etici.