La storia di Iqra, la calciatrice musulmana esclusa dalla propria squadra per voler indossare i pantaloni della tuta

Calciatrice musulmana esclusa dalla partita per indumenti non conformi. La FA chiede scusa e interviene.

Iqra Ismail, 24 anni, calciatrice di origine somala e sostenitrice dei diritti dei rifugiati con un discreto seguito social (ha 9000 follower su Instagram), è stata al centro di una controversia nel mondo del calcio femminile britannico. Ismail aveva firmato con lo United Dragons FC, una squadra di Regent’s Park, e attendeva il debutto in campo in un match contro una formazione dell’Est di Londra. Tuttavia, la partita per lei ha preso una piega inaspettata quando l’arbitro le ha impedito di giocare con i pantaloni della tuta, giudicandoli non conformi alle regole legate alle divise ufficiali.

“Ero pronta a giocare, ma l’arbitro mi ha detto che senza i pantaloncini non sarei potuta scendere in campo”, ha spiegato Ismail alla BBC. “Da anni gioco con questi pantaloni della tuta senza alcun problema, e non mi sento a mio agio con i pantaloncini. È stato un vero shock”. Visibilmente turbata, ha poi trovato sostegno sia nelle compagne di squadra sia nel manager, che hanno condiviso la sua frustrazione.

In seguito all’episodio, la Greater London Women’s Football League, alla quale lo United Dragons FC è affiliato, ha dichiarato che provvederà ad aggiornare le proprie linee guida per gli arbitri, al fine di evitare situazioni simili in futuro (situazioni che per altro tenderanno a moltiplicarsi, complice il multiculturalismo dilagante). Anche la Football Association (FA) ha espresso rammarico per l’accaduto, ricordando che già dall’inizio dell’anno aveva chiarito a tutte le leghe di permettere alle giocatrici di indossare capi d’abbigliamento rispettosi della propria fede religiosa. “Siamo profondamente impegnati a promuovere un ambiente accogliente e inclusivo nel calcio inglese”, ha affermato la FA in una dichiarazione ufficiale.

Il regolamento della FA attualmente prevede che solo i portieri possano indossare i pantaloni della tuta, ma la Lega si è resa disponibile a collaborare con l’associazione calcistica nazionale per chiarire e, se necessario, rivedere le regole in modo che le esigenze di fede delle giocatrici non siano ostacolate.

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