ESCLUSIVA | Pier Maria Bocchi ci racconta il suo saggio So cosa hai fatto

So cosa hai fatto è l’ultimo saggio di Pier Maria Bocchi, l’abbiamo ascoltato in esclusiva per farcelo raccontare.

L’horror moderno si presenta come un caleidoscopio di stili e influenze, che spazia dai classici jump scare ai thriller psicologici più sofisticati. Se da un lato si rifanno ai grandi maestri del passato, i registi contemporanei sperimentano con linguaggi visivi sempre più innovativi e tematiche sempre più complesse.

L’orrore non è più solo un genere di puro intrattenimento, ma un mezzo per esplorare le nostre paure più profonde, i nostri traumi e le nostre ossessioni!

Quali sono gli scenari e i sentimenti dell’horror moderno? Gli scenari sono molteplici. Sempre diversi, sempre al passo con i tempi. L’horror è altamente recettivo, malleabile. Vede, ascolta. Intercetta le istanze e le sfrutta, cucendosi addosso un abito su misura. I sentimenti che lo contraddistinguono sono quelli di un amour fou, tra lo spettatore e il genere stesso.

In che maniera avviene la nascita dell’horror moderno negli anni 70?
Con Zombi di George A. Romero, che è al contempo il funerale dell’horror che lo precede, l’apice dell’horror politico, nato dieci anni prima con La notte dei morti viventi dello stesso Romero, e il prodromo di un horror nuovo, che durante gli anni della cosiddetta reaganomics, gli anni 80, si sviluppa in modo vorticoso e irrefrenabile.

Quali forme di espressione ha l’horror moderno?
Ne ha tante quante sono le identità dell’horror. Che non è uno solo, non ha un solo volto, ha al contrario più segni distintivi, più occhi, più corpi. Sono tanti i mercati, sono tante le realtà, e dunque sono tanti “gli” horror.

Che impatto ha e ha avuto l’horror moderno sulla società?
La domanda corretta è il contrario: che impatto ha avuto la società sull’horror moderno? Un impatto decisivo, duraturo, perché – come già affermato – l’horror assorbe dalla realtà, è una spugna, dalla realtà viene via via trasformato.

Come e quanto influisce l’horror moderno sulla moda e sul mercato?
L’horror muore e rinasce in continuazione, senza soluzione di continuità. Muore quando è al suo culmine e rinasce dalle proprie ceneri. Le mode sbocciano e passano, come i mercati, così anche l’horror, che delle mode e dei mercati è lo specchio.

In quali direzioni si stanno dirigendo le strategie produttive?
Difficile dirlo. Il mondo è in costante movimento, le mutazioni sociali e culturali non si fermano mai. L’horror vive e sta a guardare e ad ascoltare: nel momento stesso di un giro di boa, il genere è pronto e sveglio, difficilmente si fa superare a destra e lasciare indietro.

Quale espressione dell’horror moderno è più seguita e amata?
In questo momento, direi l’horror che origina dalla new hypocrisy statunitense, il risultato cioè di tutti i movimenti politici come il #MeToo e il women empowerment, “onde” sacrosante ma che hanno innescato una tale ipocrisia da contagiare ogni frangia dello show business. Purtroppo anche l’horror non ne è immune.

In che modo i cambiamenti avvenuti negli ultimi vent’anni hanno influito sull’estetica?
In modo decisivo. Il periodo tra il tramonto del vecchio secolo e l’alba del nuovo si è rivelato un’occasione cruciale per il cinema, non solo per l’horror. La diffusione dell’HD ha trasformato il mercato, sia nell’indipendenza, sia nel sistema. È stato un processo irreversibile e a cui niente e nessuno ha potuto sottrarsi.

Quali sono i titoli di opere e autori minori che hanno influenzato maggiormente l’horror moderno?
Effects di Dusty Nelson, Sleepaway Camp di Robert Hiltzik, Nekromantik di Jörg Buttgereit.

Lascia un commento