Negli anni ’90, i campetti di periferia e i cortili delle scuole erano il teatro di interminabili partite di calcio, dove ogni bambino metteva alla prova i propri sogni di diventare un grande campione.
Ma cosa sarebbe stato del calcio “da strada” senza i suoi mitici palloni? Il Tango, il SuperTele e il SuperSantos sono stati i protagonisti indiscussi di queste partite: tre palloni diversi per peso, materiali e caratteristiche, ma ugualmente leggendari.
Che fosse un Tango, un SuperTele o un SuperSantos, ogni bambino degli anni ’90 ha trovato in questi palloni un compagno di giochi fedele e indimenticabile, simbolo di un’epoca in cui bastava poco per divertirsi e sentirsi campioni.
Tre leggende differenti, ma la stessa strada
Il Tango era probabilmente il più prestigioso tra i palloni dei ragazzini. Ispirato ai modelli usati nelle competizioni ufficiali, questo pallone aveva un design bianco e nero distintivo, che richiamava le edizioni dei mondiali degli anni ’70 e ’80, come il mitico Adidas Tango del 1978. Era fatto di cuoio sintetico, offrendo una buona resistenza e un controllo migliore rispetto ai suoi “fratelli” più leggeri. Non tutti potevano permetterselo, però: il Tango era più costoso e spesso era riservato alle occasioni più importanti, oppure ai ragazzi più grandi. Sul campo, chi possedeva un Tango era considerato un po’ il “re” del quartiere. Il pallone Tango permetteva un tocco più preciso e traiettorie stabili, caratteristiche che lo rendevano adatto ai campi più duri, ma anche a sfide su erba o in palestra.
Il Super Tele, invece, era l’esatto opposto: leggerissimo, colorato (spesso in rosso o arancione brillante), e decisamente economico. Venduto per poche lire nei supermercati e nelle edicole, era il pallone che tutti potevano permettersi. Realizzato in plastica molto sottile, il SuperTele era noto per le sue traiettorie imprevedibili e per la leggerezza eccessiva, che faceva volare il pallone al minimo soffio di vento. In effetti, gestire un tiro con un SuperTele era quasi una sfida: rimbalzi assurdi e cambi di direzione erano all’ordine del giorno. Questo pallone era ideale per giocarci sull’asfalto o sui prati, ma a volte bastava un tiro forte per vederlo squarciarsi contro un sasso o una rete metallica.
Infine, c’era il Super Santos, un altro grande classico. Di colore arancione con le righe nere, era un pallone in plastica più resistente rispetto al SuperTele, pur mantenendo una leggerezza che lo rendeva divertente da maneggiare. Grazie al suo peso intermedio e alla sua struttura leggermente più robusta, questo pallone permetteva tiri potenti senza il rischio di farlo volare fuori dal campo come con il SuperTele. Era quindi il pallone perfetto per partite tra amici, capace di resistere a ore di gioco senza rompersi facilmente.