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Rule of Rose: la terribile storia del videogioco maledetto

Rule of Rose, uscito nel 2006 per PlayStation 2, è uno dei videogiochi horror più controversi e misteriosi di sempre.

Prodotto dallo sviluppatore giapponese Punchline e pubblicato da Atlus, Rule of Rose è stato fin da subito circondato da polemiche e speculazioni per i suoi temi maturi e inquietanti, suscitando reazioni forti in tutto il mondo. Con un’atmosfera gotica e una narrazione complessa e disturbante, il gioco è diventato famoso non solo per la sua trama ma anche per le controversie che lo hanno portato a essere bandito in diversi Paesi europei, tra cui l’Italia.

Ambientato negli anni ’30, Rule of Rose segue le vicende di Jennifer, una giovane ragazza che si ritrova in un orfanotrofio apparentemente abbandonato, popolato da bambini crudeli e sadici che formano una società segreta, il “Red Crayon Aristocrats Club”. I bambini sottomettono Jennifer a rituali e prove perverse, costringendola ad affrontare le proprie paure in un contesto di oppressione e abuso psicologico. La narrazione tocca temi cupi, come la crudeltà infantile e il trauma, esplorando i lati più inquietanti della mente umana e dei rapporti di potere.

L’atmosfera è resa ancora più sinistra dalla colonna sonora gotica e dall’estetica surreale che caratterizzano l’intera esperienza di gioco, rendendo Rule of Rose un titolo difficile da dimenticare. Tuttavia, è proprio questa scelta di tematiche che ha portato a controversie significative e al dibattito sulla violenza e la perversione nei videogiochi.

Rule of Rose e la polemica

Rule of Rose venne rapidamente etichettato come un “gioco maledetto” dai media, soprattutto in Europa, dove diverse testate sollevarono dubbi sull’opportunità di renderlo disponibile a un pubblico vasto. Un articolo di Panorama, per esempio, riportò le preoccupazioni diffuse sull’impatto che scene di violenza psicologica e torture – per lo più inflitte da bambini – potessero avere su un pubblico giovane e impressionabile.

L’articolo descrisse Rule of Rose come un videogioco “disturbante”, concentrandosi sull’immaginario oscuro e perverso che caratterizzava la narrazione e criticando le possibili conseguenze di una storia tanto cupa critiche suscitarono una risposta mediatica estesa: il gioco fu ritirato dal mercato in Italia e in altri Paesi, e per molti anni divenne un prodotto “proibito”, difficile da reperire. Alcuni giocatori, però, continuarono a cercarlo, alimentando il mito del “gioco maledetto” e trasformandolo in un oggetto di culto nel mondo dell’horror videoludico.

A distanza di anni, Rule of Rose rimane un gioco discusso, venerato e temuto. Le sue tematiche hanno aperto un dibattito sulla libertà creativa nei videogiochi e sui limiti etici di ciò che si può rappresentare in un medium interattivo. Rule of Rose è oggi un titolo di culto, esempio di come il confine tra arte e intrattenimento possa rivelarsi disturbante e indimenticabile.

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