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Il Gladiatore 2 è davvero il sequel del film con Russel Crowe?

Il Gladiatore 2

Nel 2020 usciva al cinema Il Gladiatore, un film di Ridley Scott diventato negli anni un cult.

Russel Crowe vi interpretava l’ormai iconico personaggio di Massimo Decimo Meridio, un prode generale romano che dopo avere massacrato i Marcomanni ed essersi guadagnato la fiducia dell’imperatore Marco Aurelio, viene ridotto in schiavitù, per poi diventare uno dei più amati gladiatori che abbiano mai combattuto nel Colosseo, grazie alle sue eccezionali qualità di soldato e comandante.

Uno splendido dramma storico, che ha riscosso il favore della critica, attualmente ha un punteggio di 8,5/10 sul sito di IMDb, e ottenuto un grande successo al botteghino, incassando 465 milioni di dollari a livello globale.

E ora, a ventiquattro anni di distanza, esce il suo attesissimo sequel. Ma può essere veramente considerato tale?

Il Gladiatore 2: Russel Crowe passa le consegne a Paul Mescal

Tecnicamente un sequel è un’opera che prosegue la storia raccontata da un’altra, una definizione che lascia ampi margini di interpretazione. Cosa che in questo caso è molto utile, visto che Massimo Decimo Meridio muore da eroe alla fine de Il Gladiatore, per cui rivederlo in azione in una storia cronologicamente successiva sarebbe quantomeno inverosimile, almeno nell’ambito di un presunto dramma storico.

E infatti il protagonista de Il Gladiatore 2 è suo figlio Lucius, interpretato da Paul Mescal, che si ritrova in pratica a ripercorrere le orme paterne, in quanto viene ridotto a sua volta in schiavitù dai legionari al comando del generale Marco Acacio, ma diventa anche lui un valoroso gladiatore, e progetta di sfidare gli imperatori Caracalla e Geta.

Ancora una volta un eroe che sfida il potere costituito mettendo in gioco tutto sé stesso, in nome di ideali superiori, con un passaggio di consegne da padre a figlio a livello della storia raccontata nelle due pellicole, che vedono Paul Mescal raccogliere l’eredità lasciata da Russel Crowe.

Un’eredità ingombrante, perchè il personaggio di Massimo Decimo Meridio era stato disegnato meravigliosamente, si muoveva all’interno di una pellicola progettata bene e girata ancora meglio, lasciando una memoria indelebile in due generazioni di spettatori.

Cambiarlo in corsa è indubbiamente una grande scommessa, specie nell’ambito della creazione di un nuovo franchise. Sarebbe come girare un John Wick senza Keanu Reeves o un Fast & Furious senza Vin Diesel.

Certo, il fatto di mantenere lo stesso protagonista interpretato dallo stesso attore non è di per sé garanzia di successo, come testimonia il recente e clamoroso flop al botteghino di Joker: Folie à Deux. Ma probabilmente aiuta.

Il Gladiatore 2 è una operazione commerciale resa ancora più ambiziosa dal fatto che sono passati più di venti anni tra il primo film e il suo sequel, tempo che tra l’altro non a caso coincide con la sfasatura storica dell’ambientazione delle due pellicole.

E in vent’anni molte cose sono cambiate sia a Hollywood che nel pubblico, diventato forse più attratto da effetti speciali e spettacolarità a tutti costi piuttosto che dalla solidità dei personaggi e della narrazione.

E Ridley Scott ha già dato prova di volere assecondare questa tendenza con il suo recente Napoleon, blockbuster che non sarà di certo ricordato per la fedeltà storica dei fatti raccontati, realizzando una pellicola che comunque non sembra avere suscitato molto entusiasmo né nella critica né al botteghino.

Sarà lo stesso anche per Il Gladiatore. C’è un unico modo per saperlo con certezza: andare a vederlo.

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