La Yakuza (la mafia giapponese) utilizza carte Pokémon rare per riciclare denaro: un fenomeno svelato dai media nippnici.
Secondo un’inchiesta condotta da Shukan Gendai, settimanale di Tokyo, la mafia giapponese ha trovato un modo insospettabile per gestire il denaro proveniente da attività illecite: l’acquisto e la vendita di carte collezionabili di Pokémon. Le piccole dimensioni di questi oggetti, unite alla possibilità di trasportarli senza destare sospetti, li rendono un mezzo ideale per aggirare i controlli delle autorità.
Un ex membro di una famiglia criminale ha rivelato: “Molti truffatori che hanno commesso frodi bancarie stanno trasformando il denaro rubato in carte Pokémon. Non possono depositare il denaro in banca per il rischio di essere scoperti, e tenerlo in contanti è pericoloso. Le carte Pokémon, invece, sono facili da nascondere e, vendendole all’estero, è quasi impossibile rintracciare le transazioni”.
Come i collezionisti e gli appassionati di questo che nasce come un gioco ben sanno, non tutte le carte Pokémon hanno lo stesso valore sul mercato (o hanno un valore in assoluto) ma quelle rare possono raggiungere cifre astronomiche. Parecchie carte hanno valori importante, alcune hanno un valore di diverse decine di migliaia di dollari e la più cara di sempre (un Pikachu Illustrator) è stata acquistata nel 2021 dallo youtuber Logan Paul per una cifra di oltre 5 milioni.
Per questo motivo, per l’alto valore di queste carte, la Yakuza ha sviluppato strategie ingegnose per identificarle e accaparrarsele. Alcuni gruppi utilizzano rilevatori di metalli per scoprire le sottili lamelle di alluminio presenti nelle carte, mentre altri sfruttano dispositivi tecnologici avanzati per capire se i pacchetti sigillati contengono carte foil particolarmente pregiate.
Questo nuovo sistema criminale mette in luce non solo il valore economico delle carte Pokémon, ma anche come un fenomeno nato per puro divertimento (un fenomeno estremamente innocuo e da nerd, oseremmo dire) possa essere strumentalizzato per scopi illeciti.